(detto
il Grande). Re d'Aragona, Catalogna e Sicilia. Figlio di Giacomo
I, condusse al suo fianco diverse azioni contro i Mori di Valencia e contro le
rivolte nobiliari di Aragona e Catalogna. Alla morte di Enrico I di Navarra
cercò di ottenere per sé quella regione, ma l'opposizione francese
glielo impedì. Nel 1262 sposò Costanza di Svevia, figlia di
Manfredi, stringendo così la prima delle strategiche alleanze europee,
che sostennero la sua politica estera. Nel 1276 salì al trono, e,
benché alcuni territori, come le Baleari, fossero stati destinati al
fratello Giacomo II, riuscì di fatto a controllarli, obbligando questi a
dichiararsi suo feudatario (1279, accordo di Perpignano). Accogliendo nelle sue
terre Bianca di Castiglia e i figli, cui Sancho aveva usurpato i diritti di
successione, acquisì una certa influenza, sia sul re castigliano, sia su
Filippo III di Francia, che di Bianca era fratello. D'altro lato
P.
proseguì la sua politica matrimoniale, dando in sposa la sorella al re
Dionigi di Portogallo e combinando il matrimonio tra il figlio primogenito ed
Eleonora d'Inghilterra. Si legò, inoltre, all'imperatore bizantino
Michele Paleologo in virtù della comune ostilità a Carlo I
d'Angiò, che aveva sottratto alla casa di Svevia il Regno di Sicilia. Di
quest'isola, tuttavia,
P. si riteneva legittimo sovrano, in quanto,
esaurita la linea diretta della dinastia sveva, egli ne diveniva continuatore
come genero di Manfredi. In primo luogo egli si mantenne in contatto con i
fuoriusciti siciliani e la fazione ghibellina (Giovanni da Procida, Ruggero di
Lauria, Corrado Lancia, ecc.), organizzando una spedizione navale che
partì nel 1282, quando da poco era giunta la notizia della rivolta dei
"Vespri Siciliani". Dopo una prima sosta a Tunisi, con il pretesto di sostenere
una sommossa contro il sultano, la flotta aragonese fece rotta verso la Sicilia
e nel settembre di quell'anno
P. fu incoronato re a Palermo. Ricacciati
gli Angioini oltre lo stretto, la guerra continuò in Calabria, e negli
anni seguenti giunse fino a Napoli, mentre papa Martino IV, sostenitore di
Carlo, scomunicò il nuovo re e nel 1284 indisse contro di lui una
Crociata, condotta da Filippo III di Francia. Dopo un iniziale successo delle
truppe francesi, che varcati i Pirenei avevano invaso la Catalogna,
P.
riuscì a respingerne l'avanzata grazie alla vittoria ottenuta a Gerona;
la contemporanea dispersione della flotta angioina ad opera di quella aragonese,
che comportò l'impossibilità di vettovagliamenti, costrinse
Filippo alla ritirata. Durante il ritorno il re francese morì, ma il
decesso, di poco successivo, anche di
P. (essendogli premorto Carlo
d'Angiò e trovandosi prigioniero il suo erede Carlo II) mise fine alla
guerra. Alfonso III successe al padre in Aragona e Catalogna, mentre il
secondogenito Giacomo salì al trono di Sicilia.
P., per la sua
audacia, il suo spirito cavalleresco e la sapienza politica, fu assai apprezzato
dai letterati contemporanei, tanto da meritare le lodi di Dante
(
Purgatorio, VII, 114) e la stima, fra gli altri, di Boccaccio (1239 -
Villafranca del Panadés, Barcellona 1285).